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Sutherland

2007

 

First

Joan Sutherland

Soprano lirico d’agilità, dopo aver studiato canto nella natia Australia, prima con la madre, poi privatamente con Aida Summers, ha debuttato a Sydney nel 1947 con un concerto di brani wagneriani. Ha poi cantato il ruolo del titolo nel Dido and Aeneas di Purcell, quindi il Samson di Händel e la Judith di Eugene Goossens. La sua carriera europea ha inizio a Londra nel 1952, con l’interpretazione di Giorgietta nel Tabarro di Puccini al Royal College of Music e lo stesso anno, della Prima Dama nel Flauto magico di Mozart al Covent Garden. Prima di affrontare la parte protagonistica di Amelia nel Ballo in maschera di Verdi, alla Royal Opera House ha cantato parti secondarie, tra cui la sacerdotessa nell’Aida verdiana e Clotilde nella Norma di Bellini, entrambe accanto a Maria Callas (le due artiste furono legate da un rapporto di profonda e sincera stima reciproca).
Nel frattempo affronta vari ruoli minori, come la Soprintendente nella Elektra di Richard Strauss, Lady Rich nella Gloriana di Benjamin Britten, Frasquita nella Carmen di Georges Bizet e Helmwige nella Walküre di Richard Wagner. Interpreta, quindi, la Contessa nelle Nozze di Figaro mozartiane e, nel 1954, Aida nell’omonima opera verdiana e Agathe nel Freischütz di Weber. Debutta anche nei Contes d’Hoffmann di Offenbach, nel ruolo di Antonia nel 1954 e in quelli di Giulietta e Olympia nel 1955 (a Seattle, nel 1970, interpreterà tutte e quattro le parti femminili dell’opera). Micaëla (Carmen), Pamina (Flauto magico), Eva (Meistersinger von Nürnberg), Alcina (opera omonima di Händel), Gilda (Rigoletto), Desdemona (Otello di Verdi), Jennifer alla prima assoluta del Midsummer Marriage di Tippett e Madame Lidoine nei Dialoghi delle Carmelitane di Poulenc sono i ruoli affrontati a Londra nel 1957, cui s’aggiunge Madame Herz dello Schauspieldirektor di Mozart al Festival di Glyndebourne. Nel 1958 la Sutherland inizia a esibirsi all’estero, interpretando a Vancouver Donna Anna nel Don Giovanni di Mozart.
La sua carriera ha una svolta decisiva nel febbraio 1959, quando canta Lucia di Lammermoor a Londra, con la regia di Franco Zeffirelli diretta da Tullio Serafin. In una sola serata, grazie a un ruolo di coloratura drammatica che affronterà addirittura per un trentennio (fino alle recite di addio di Barcellona, nel 1988), la Stupenda diventa improvvisamente una star internazionale, guadagnandosi un contratto esclusivo con un’importante casa discografica londinese e iniziando a incidere numerosi recital (tra cui l’importante The Art of the Prima Donna) e quasi tutti i ruoli da quel momento affrontati in teatro. Dopo Lucia di Lammermoor, interpreta la Rodelinda di Händel, La traviata di Verdi, I puritani e La sonnambula di Bellini.
La Sutherland s’impone quindi sulla scena internazionale riportando in auge molte parti sopranili create da Maria Malibran, da Giulia Grisi e da altre grandi primedonne dell’Ottocento, allora affrontate sempre più raramente. Nel 1961 debutta alla Scala riesumando la Beatrice di Tenda di Bellini; l’anno dopo, ancora a Milano, canta in Les Huguenots di Meyerbeer, con Franco Corelli, Giulietta Simionato, Nicolai Ghiaurov e Fiorenza Cossotto, e nella Semiramide di Rossini. Nello stesso 1962 è la Regina della Notte nel Flauto magico diretta da Otto Klemperer al Covent Garden, e l’anno dopo Cleopatra nel Julius Caesar di Händel. Dopo aver collaborato con molti dei maggiori direttori d’orchestra del tempo, dal 1963 Joan Sutherland lavora quasi esclusivamente con suo marito, il direttore, musicologo e filologo Richard Bonynge, pieno corresponsabile delle scelte della sua carriera. È lui a sconsigliarle di usurare la voce con ruoli troppo drammatici e pesanti, che la Sutherland ha difatti saggiamente evitato, ed è lui che ne ha scoperta e sponsorizzata la prodigiosa vocazione belcantistica.
Insieme debuttano Norma a Vancouver nel 1963: la sacerdotessa dei druidi è un ruolo che la Stupenda ha interpretato, stabilendo un record, per un quarto di un secolo. Seguono nel 1965 il Faust di Gounod a Filadelfia, nel 1966 La fille du Régiment a Londra, nel 1967 Lakmé di Delibes a Seattle ed Orfeo ed Euridice di Haydn a Vienna. E ancora: Maria Stuarda (San Francisco, 1971), Lucrezia Borgia (Vancouver, 1972), Die Fledermaus di Strauss ed Esclarmonde di Massenet (San Francisco, rispettivamente 1973 e 1974), Il trovatore (San Francisco, 1975) e La vedova allegra (Vancouver, 1976), Suor Angelica di Puccini e Le Roi de Lahore di Massenet (rispettivamente a Sydney e Vancouver, 1977), Idomeneo di Mozart e I masnadieri di Verdi (Sydney, rispettivamente 1979 e 1980). A San Diego, nel 1983 ha debuttato in Adriana Lecouvreur di Cilea e nel 1984, a Toronto, in Anna Bolena di Donizetti. Il suo ultimo debutto è Ophélie in Hamlet di Thomas (Toronto, 1985). Come si può vedere, la Sutherland ha salvato dall’oblio non soltanto molte opere del belcanto italiano, ma anche diversi titoli del repertorio francese. Pochi ruoli sono stati affrontati da lei solo in sala di registrazione. Tra questi la protagonista della Turandot di Puccini, Adina nell’Elisir d’amore, Ah-Joe nell’ Oracolo di Leoni e Athalia di Händel. Ha lasciato documenti rilevantissimi anche per la musica sacra, tra l’altro eseguendo le parti sopranili del Messiah di Händel, del Requiem di Verdi e di alcune composizioni di Johann Sebastian Bach.
Nel 1979 la regina Elisabetta II le ha conferito il titolo di dama dell’impero britannico.

Motivazioni del Premio

A Joan Sutherland, una delle più grandi protagoniste dell’opera nel Novecento. Mito vivente della Lirica, indimenticabile soprano, dotata di una voce di bellissimo timbro, di notevole volume e assai estesa, con sopracuti limpidi e penetranti, capace di agilità perfette quanto spericolate. Attrice elegante e intelligente, nel tragico come nel comico, ha contribuito come pochi e più di chiunque altro alla riforma del canto lirico nel segno del recupero della tecnica e della prassi esecutiva belcantistica, sviluppando specialisticamente e portando ai massimi esiti la “rivoluzione” iniziata da Maria Callas. Le sue esecuzioni, in buona parte anche su disco, sono considerate di riferimento. I melomani la chiamano La Stupenda, Koloraturwunder o The incomparable.

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